Parlo spesso della rabbia come una forza neutra ma che può assumere la forma che decidiamo di darle.
La rabbia è un’emozione a cui sono affezionata ed oggi mi viene da sorridere a pensare a quanto, inconsapevolmente, sceglievo di alimentarla quotidianamente.
La rabbia è il modo attraverso il quale accusiamo l’altro e noi stessi.
Attraverso la rabbia alziamo un muro, ci mettiamo in una condizione di chiusura, portando avanti la nostra “ragione” fino all’estremo.
Quando riscontro rigidità nel corpo, soprattutto a livello delle spalle e della gambe, mi accorgo di quanta fatica si faccia a tenere in piedi qualcosa che non ci appartiene.
La ricerca del perfezionismo e la paura di fallire sono collegati più di quanto possiamo immaginare e tendiamo ad irrigidire il nostro corpo per cercare di incarnare un’ideale che esiste solo nella nostra testa e che determina di conseguenza effetti sul corpo, ma che molto si allontana da ciò che la nostra anima incarna.
All’anima non interessa essere più brava, più bella, sempre all’altezza e perfetta: lei desidera ricongiungerci con tutto ciò che pensiamo che non vada in noi e che ci rifiutiamo di accettare, a discapito della nostra salute e del nostro benessere.
La pretesa di essere perfetti nasce da un profondo dolore: quello di non essere stati ascoltati ed accettati durante l’infanzia.
Pensiamo di essere noi stessi e di conoscerci ma il nostro corpo manifesta sempre quello che non abbiamo il coraggio di vedere ed accettare attraverso il sintomo.
La rigidità nei confronti di noi stessi ha la pretesa di voler soddisfare ciò che gli altri si aspettano da noi, o ciò che noi pensiamo che gli altri si aspettino.
Da quì nasce la rabbia nel corpo poichè sentiamo che, nonostante gli sforzi fatti per essere accettati e considerati, non otteniamo i risultati che vogliamo e continuiamo ad irrigidirci per difendere questa parte di noi che si sente tradita e delusa dall’altro.
Ma se riuscissimo ad ascoltare davvero questa rabbia, scopriremmo che siamo noi che continuiamo ad alimentarla, attraverso la paura di non essere accettati dall’altro.
Anche a questa paura sono molto affezionata ed è alla base della dipendenza affettiva: per questo quando parlo di dipendenza, sento di affermare che ognuno di noi ha al suo interno una parte dipendente, che va educata a crescere.
Rock Water è il fiore di Bach che ho riscontrato essere di grande aiuto in caso di rigidità. Applicato nel contesto di un massaggio aromaterapico può aiutare a sciogliere i blocchi derivanti dal conflitto di voler portare avanti un’idea per principio ed in modo automatico e la reale volontà della nostra anima di arrendersi alla comprensione e all’amore.
Per quanto riguarda la nostra responsabilità, che c’è sempre, in qualsiasi cosa ci accada, ognuno di noi ha in ogni momento la possibilità di scegliere se rinunciare ad essere il “preferito” che sostiene un carico non indifferente di maschere ed atteggiamenti volti a compiacere l’altro, o se arrendersi a ciò che siamo, anime in viaggio che possono sbagliare, cadere e soprattutto possono permettersi di lasciare da parte presunzione e superbia, perchè in fondo, non siamo poi così diversi da chi ci circonda.
Per cui a quale scopo competere con l’altro per dimostrare di essere migliori ed avere ragione per essere accettati?
Il Fegato, i muscoli e le nostre articolazioni…ringraziano 🙂