In questi giorni ho avuto la possibilità di passeggiare per il lungotevere.
Assistere al vortice inarrestabile del vento che ha spezzato alberi e sollevato grandi quantità di polvere, causando danni non da poco, ha generato in ognuno di noi stati di forte paura. Oggi voglio parlarvi di un albero in particolare, il Platano, che così tanto abbonda al centro e nelle periferie di Roma e voglio parlarvene in relazione al messaggio simbolico sul quale ha voluto invitarci a riflettere la natura.
Il Platano in questione, è il Platanus acerifolia, di natura ibrida, in quanto frutto dell’incrocio tra Platanus occidentalis e Platanus orientalis. È un albero resistente al freddo e allo smog per questo largamente diffuso in ambienti urbani.
L’osservazione dei fenomeni della natura è il pilastro fondamentale sul quale si basano tutte le medicine tradizionali.
A tal proposito mi piace ricordare il criterio analogico, o delle signature, secondo il quale ogni pianta, se ben osservata, svela, grazie alla somiglianza con parti del corpo umano o con manifestazioni patologiche, la sua proprietà principale.
Guardate bene, appena vi capiterà nuovamente l’occasione, la corteccia del Platano: le macchie ipocromiche riproducono fedelmente ciò che succede nella Vitiligine.
La modalità analogica ha avuto nel tempo dei riscontri a livello scientifico, per cui, il gemmoderivato di Platanus orientalis si è dimostrato il rimedio elettivo nei casi di Vitiligine.
Osservate poi ancora più in profondità questo albero e cercate di percepirne il carattere: è un albero forte, con un tronco lungo che spesso si incurva pur di estendersi e prendersi il proprio spazio. La chioma è folta e rigogliosa e le macchie sul tronco non sono altro che un retaggio del passato, un qualcosa che c’è e lascia dei segni visibili sull’albero, ma non gli impedisce di ergersi in piena libertà.
Sappiamo che ogni sintomo racchiude un messaggio ben preciso per noi e la Vitiligine, ci invita a riconnetterci con la ferita dell’abbandono, che produce inevitabilmente una sensazione di autosvalutazione.
La tempesta eolica di questi giorni, così come tutto ciò che si manifesta in natura e che non è mai un caso, ci invita a riappacificarci con questa ferita, trasformando ed elaborando una volta per tutte le emozioni ad essa legate.
La pelle, collegata embriogeneticamente al sistema nervoso centrale, perde colore e vitalità, per permetterci di comprendere quanto è importante cambiare pensieri in relazione a ciò che è stato il passato.
Gli alberi si spezzano per portare la nostra attenzione all’interno affinché possiamo accettare di vedere che la responsabilità di tutto ciò che siamo oggi è la nostra, nonostante le esperienze passate in cui siamo stati feriti.
Ma queste ferite rimangano vive e si manifestano attraverso dei sintomi o per essere portate a livello di coscienza o, nelle recidive sintomalogiche o nelle cronicizzazioni, perché siamo noi ad alimentarle.
Solo attraverso questa presa di coscienza possiamo iniziare il vero processo di cambiamento e di guarigione.